venerdì 15 giugno 2012

Clay Pigeon (aka: Trip to Kill) - Il piccione d'argilla

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Joe Ryan, ha già dato la vita una volta per il suo Paese. La CIA gli ha chiesto di farlo una seconda volta.

Dalla frase di lancio americana originale

I titoli di testa di “Trip To Kill”, altro titolo -britannico- di “Clay Pigeon” (“Il Piccione d'argilla” nel suo titolo italiano) rivelano fortemente la sua più marcata connotazione: è co-prodotto e co-diretto dal protagonista Tom Stern.

Stern al tempo stava avendo una carriera interessante, provenendo dal ruolo di un agente della CIA ne “La Spia che venne dal freddo” (The Spy Who Came In From The Cold) (Martin Ritt, 1965), e terminandola con”Entity” (The Entity) (Sidney J. Furie, 1982), un raccapricciante film dell'horror con Barbara Hershey molestata sessualmente da un poltergeist. Prima di Trip To Kill” aveva recitato in una serie di film di biker, compresoHell 's Angels '69” (Lee Madden, 1969), che aveva anche prodotto. Quindi, eccone la particolarità (come per “Hells Angels '69”): si tratta di un progetto dettato dalla vanità. Sì, “Trip To Kill” è, sicuramente anche una vetrina per il suo creatore, Tom Stern, indulgentemente, narcisisticamente. Con evidenti zaffate di ego. Parte con il pretesto di un thriller politico, e si trasforma in un freddo esercizio di stile con pretese artistiche, in alcuni momenti molto curati, di indubbia riuscita.

La storia segue l'ex-soldato Joe Ryan (Stern), mentre torna dal Vietnam, decorato dopo essere saltato su di una granata per salvare i suoi commilitoni, la quale però non esplode. Fortunatamente per lui, di non essere saltato in aria, adesso è diventato un ossuto e ruvido veterano, che lavora presso una raccolta di rottami metallici, e raschia il fondo della notte nei bar di Los Angeles dove incontra Angeline (Marilyn Akin, bella topa di tipo intellettualoide), presumibilmente una sua ex-fiamma, ma questo non viene mai specificato correttamente. In ogni caso, ella ha lasciato il suo precedente lavoro per diventare una go-go dancer completamente nuda, e ci sono un paio di scene del suo topless e della sua passera boscosa, il che è un bel plus del film. Da qui Joe viene reclutato da tal Redford (un come sempre bravissimo Telly Savalas), un agente dell'FBI o della DEA che è intento a rintracciare il capo di un grosso traffico di droga (interpretato con gusto da Robert Vaughn). Joe deve quindi lasciarsi dietro alle spalle il suo incerto e oscillante stile di vita per cercare di fermare i cattivi (questo avviene attraverso una fitta trama ordita tra imbarazzanti macchinazioni della polizia e stupide brutalità da parte dei cattivi, ( e con motivazioni dei personaggi che lasciano alcune cose inspiegabili, e taluni buchi della trama senza soluzione), ma non è esattamente la trama, il punto forte di un film come “Il Piccione d'argilla”.

Allora, che cosa ci si potrebbe trovare ? Bèh, è difficile dirlo esattamente. Dato che “il Piccione d'argilla” è veramente un film strano, per non dire unico, il record di ruoli assunti da Stern sia come attore che produttore, potrebbe portare ad aspettarsi di vedere un film d'exploitation, dopo tutto, i film di biker sono stati improntati molto intorno ai muscoli e alle tette e questa fu all'epoca una formula abbastanza vincente. La sensibilità registica di Stern è certamente d'exploitation e si vede, ma egli è troppo impegnato nel confezionare un poliziesco intricato e con frequenti digressioni artistiche, per offrire davvero quel tipo di film. Ci si sente come se si stesse cercando di realizzare una sorta de Il Cacciatore” (The Deer Hunter)(Michael Cimino, 1978) che incontra “Donnie Brasco” (Mike Newell, 1997), ma con in più, quel ruvido squallore che soltanto il cinema anni '70 sapeva offrire; insegne al neon, strip club, pettinature afro, abiti sgargianti. Non so se rendo minimante l'idea, eppure il valore riconosciuto di questo film, è che, naturalmente, “Il Piccione d'argilla” è stato realizzato molti anni prima di questo tipo di film. Quindi, e' stato in anticipo rispetto a tutti questi film citati? Naturalmente no, basti considerare che un capoalvoro comeBullitt” (Peter Yates, 1968), fu fatto tre anni prima, e “Il Braccio violento della legge”(The French Connection” (William Friedkin, nel 1971), coevemente, che certo sono dei film molto più grintosi ed incisivi, a dire soltanto questo, dello sforzo filmico di Tom Stern. Eppure, una volta contestualizzatolo, il film dovrebbe essere considerato per quello che, cioè un thriller metropolitano violento, di vendetta e d'azione, molto buono, dei primi anni '70, dimenticato e pochissimo ricordato e recensito, in ogni dove, almeno in Italia. Soprattutto il lungo e molto stilistico finale, d'azione e violenza, originalmente ambientato nello scenario di un teatro all'aperto (la celeberrima Hollywood Bowl Arena), nel quale il nostro anti-eroe/eroe protagonista, a torso nudo e insanguinato, è impegnato in un tesissimo, denso di suspense e alquanto tattico scontro a fuoco, sembra una vera e propria scena eliminata da “Die Hard-Trappola di cristallo” (John McTiernan, 1988).

Certo, saremmo allora qui decisamente un passo avanti di circa vent'anni, rispetto ai film d'azione fracassona, autoironica e violenta, come quella del celebre capostipite citato.

Ci sono come detto anche alcuni abbellimenti artistici che funzionano bene. Il film fa uso interessante del rallentatore, soprattutto nella sequenza di apertura in Vietnam, e la luce a volte satura fin troppo l'inquadratura conferendo una sensazione intensa della realtà raffigurata dal film. C'è anche una grande sequenza subacquea, onirica ed erotica, del protagonista.

E verso alla fine del film un impressionante e curatissimo camera-car, di un inseguimento con una dune buggy -forse i migliori dieci minuti del film-, sono sequenze abbastanza fugaci, ed in linea con le tendenze emergenti al tempo., di circa 90 secondi di durata, per complessivi pochi minuti, ma sono momenti di una tale luce, di una tale saturazione stilistica, che onestamente non possono non rimanere impressi, né tantomeno essere incidentali. Forse, il co-regista Lane Slate sarà stato il vero artefice di questi preziosismi “arty”, In effetti, mi chiedo quanto gli sarà stato effettivamente dato da fare – visto che le luci e l'occhio della cinepresa sembrano sempre adulare Stern, anche nei suoi momenti sue più bassi e bizzarramente fuori registro. Ma l'aspetto più inconsueto del film è come detto la sua natura irregolare (sia visivamente che tonalmente), e il fatto che è molto, molto lento, non soltanto per gli standard di oggi.

E' lento, ma è pur sempre un film che vuole contenere assieme il Vietnam, le spogliarelliste, delle sparatorie e Telly Savalas che quando appare si mangia con le sue movenze e la sola presenza, le intere scenografie un po' da film porno, e anche se non bisogna dimenticarsi il contributo di un simpaticissimo Burgess Meredith hippie. Purtroppo il film è un po' sfilacciato, alcune volte arranca da una scena all'altra senza la necessaria fluidità o coerenza, e in ultima analisi è lo script a non funzionare molto bene, dormicchiando in molti passaggi. Come detto è un film molto strano, che sembra voler prendere la direzione di un thriller politico, senza tirarsi indietro di fonte a certe sgradevolezze mostrate, mentre come pellicola d'exploitation è molto egocentrica, consentendo troppo tempo per lo sviluppo (spesso volitamente assurdo, come nelle connotazioni fortemente pulp di personaggi come quello del citato boss della droga impersonato da Vaughn, costantemente con in testa dei cappelli alla Pippo, e dei suoi due scagnozzi) della trama, e a non indulgere in quello che il pubblico di un film del genere vorrebbe - la violenza e nudità. È un film sicuramente confuso, appesantito dall profondo egocentrismo del suo protagonista, e senza risposte sulle motivazioni dei personaggi, che agli autori evidentemente neppure interessevano molto. Eppure è un film con una sua purezza e verità, enunciativo e declamatorio nel suo difendere la cultura “hip” e l'utilizzo delle droghe leggere. Perseguitate dal Governo, che invece non fa niente di concreto e risolutorio per combattere il grande traffico delle droghe pesanti, come dal veemente discorso di Stern al rappresentante del Governo, l'agente della DEA Savalas.

Clay Pigeon” riesce in alcuni punti anche ad essere impressionante, come nella sequenza verista dentro la clinica di disintossicazione e recupero dei tossicodipendenti, con l'apparizione del grande caratterista e insegnante di recitazione Jeff Corey, nei panni dello psichiatra direttore. Solo per questo, pur essendo un poco azzoppato e non uniformemente curato, il film merita il dovuto rispetto, e assieme, l'uomo e regista Tom Stern, che ha realizzato un'opera così bizzarra e originale.

La Premiere del film a Boston beneficiò dell'appoggio del Project Turnabout, un famoso programma di riabilitazione dalla droga a Hull, Massachusetts.

Nel talentuoso cast sono presenti anche John Marley, Ivan Dixon, e un non accreditato Peter Lawford.

Robert Vaughn sarebbe stato pagato per il suo ruolo la consistente somma di 500.000 $. Questo ha probabilmente comportato l'esaurimento del residuo e già basso budget di produzione.

Alla sua uscita cinematografica negli Stati Uniti, il film venne distribuito dalla MGM.

Nel film sono presenti tante belle canzoni, tra cui alcune di Kris Kristofferson e di Arlo Guthrie.

Sono presenti varie scene di nudo integrale.

Mai uscito neppure in vhs negli Stati Uniti, ma solamente in Gran Bretagna. In Italia venne pubblicato in vhs Golden Video da nolo, nel 1985. E successivamente nel 1989 per la vendita, dalla Videogram/Titanus.

Veniva programmato in televisione, oltre ventidue anni fa, da Tmc.

Napoleone Wilson


4 commenti:

  1. 000000000000000000000000000000000000000000000000000000000..

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  2. ho fatto bene a metterlo tra gli Incolti? provato a cercarlo, ma non c'è stato verso di trovarlo...

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  3. Sì lo so, non si trova, io ho la vhs della Golden Video di cui parlo sopra, molto buona a 27 anni di distanza, ma ovviamente dall'immagine scannata.Una sola cosa, non è assolutamente un biker-movie. Se non per un breve sequenza, anche quella molto interessante per trovate di regia- del protagonista che di notte ubriaco, prende "a prestito" una moto dell' L.A.P.D.

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